Curtis è sempre stato il personaggio caratterizzato peggio in Misfits, quello -non a torto- considerato più inutile, per cui un episodio incentrato interamente su di lui non promette nulla di buono. Eppure nella trama dell’Episode Two della terza stagione si rintracciano, seppur in forma più debole, quelle caratteristiche che in passato hanno fatto di Misfits una delle serie più originali degli ultimi anni, in particolare quella capacità di usare l’elemento fantastico per parlare anche in modo piuttosto brutale di crescita e di scoperta di se stessi.

Peccato che nonostante le buone premesse e qualche momento riuscito l’episodio non vada oltre la sufficienza.

Sappiamo che Curtis ha la capacità di trasformarsi in una ragazza -che gli somiglia molto e che si chiamerà Melissa. Sappiamo anche che ha sempre rimpianto l’abbandono della carriera sportiva, così approfitta della sua nuova identità per intrufolarsi in un ritiro femminile per velociste. Qui conosce Emma, che ha un’avventura con Curtis ma che poi si invaghisce di Melissa, facendo provare a Curtis/Melissa l’intensità di un rapporto davvero coinvolgente. Il cattivo della settimana è un allenatore stalker che droga i drink delle ragazze per poi abusare di loro. Un po’ troppo stereotipato, sarebbe stato meglio approfondire la tematica dei “problemi di donne” senza ricorrere a situazioni tanto estreme.

Se da un lato la faccenda è interessante perché dà finalmente a Curtis un po’ di spessore, dall’altro si vedeva lontano un chilometro che il potere di cambiare sesso avrebbe avuto un risvolto del genere: il maschio più straight dei tre si ritrova a conoscere la psiche femminile, a sperimentare realmente cosa vuol dire essere una donna, costantemente oggetto di sguardi indiscreti e di comportamenti prevaricatori -comunque esagerata l’ossessione che tutti sembrano avere per lei, compreso l’odioso Shaun, personaggio con delle potenzialità fin qui utilizzato malissimo.

Ci sono comunque varie cose che non funzionano. Non sono molto credibili le improvvise allusioni all’incapacità a letto di Curtis, espediente meramente funzionale a fargli venire voglia di provare “altro”. Il cattivo della puntata, lo stupratore, è piuttosto stereotipato e fastidioso nella sua estremizzazione; non c’era bisogno di far passare a Curtis/Melissa la cosa peggiore che può capitare a una donna, ma d’altra parte è così che funziona Misfits, estremizzando e schematizzando i pericoli, in barba a ogni realismo. Dispiace anche che per il momento si sia persa la coesione del gruppo e il riferimento costante all’insieme che caratterizzava soprattutto la prima stagione: Simon si limita a fare da confidente con lo sguardo stralunato, Kelly si dirige spedita verso una storia con il tizio che distribuisce i poteri di cui non ricordo il nome (e che ha un passato doloroso, come fa intendere la visita alla tomba della moglie/fidanzata/sorella/cugina morta prematuramente), Alisha è la sua BFF, mentre Rudy non ha apparentemente altra funzione se non dire e fare cose disgustose, oltrettutto già perfettamente integrato con il gruppo -quando sappiamo bene che gli altri dovrebbero essere un branco di bastardi diffidenti (eccetto Simon ovviamente).

Insomma dopo una premiere deludente, un leggero passo avanti, ma l’impressione è che tutti i timori che accompagnavano l’uscita di questa terza stagione siano fondati, e che Misfits abbia davvero perso smalto, intraprendendo una strada fatta di buone idee mal scritte, che potrebbe farci rapidamene disaffezionare.

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Scritto da Chiara Checcaglini.