Parlare in una qualche maniera di questo Twilight, film tratto dal primo romanzo della saga firmata da Stephenie Meyer e diretto nel 2008 da Catherine Hardwicke, con protagonisti Kristen Stewart e Robert Pattinson, comporta tutta una serie di rischi: sarebbe troppo sornione presentarlo come artefatto storico e sociale già acquisito, e quindi descriverlo non tanto nel merito (soprattutto per non inimicarsi la sconfinata fan base di cui dispone), quanto negli effetti che ha avuto su industria e cultura pop; sarebbe d’altro canto troppo facile, e in fondo inutile, parlarne male, dal momento che ci si trova di fronte a un’opera che, senza neppure entrare nel merito della storia, si presenta come un inesplicabile pasticciaccio di scene incollate le une sulle altre senza uno straccio di pensiero cinematografico dietro (pensiero che, se presente, si potrebbe al limite definire pre-pubblicitario, con tutte quelle carrellate diagonali e camere a mano con cui la Hardwicke cerca di infondere pompa e dignità a qualcosa che la maggior parte delle volte risulta tirato via, e le restanti ridicolo).

Di conseguenza ci siamo proposti, qui a Cinema Errante, di provare a proporvi una breve selezione ragionata di alcuni fotogrammi del film, opportunamente commentati per far meglio risaltare i punti forti della pellicola. Buona visione!

buh! (il film inizia così, con la macchina da presa che, impazzita, segue un daino tra sfuggenti macchie di verde – fino a che non arriva il vampiro a fare lo scherzone)
questo è il modo in cui viene presentata la protagonista: con un cactus in mano (tutte le restanti metafore e simboli presenti nel film saranno ugualmente sibillini e per nulla scontati). Per la cronaca, quella che vedete è una delle due espressioni in cui la Stewart si esibirà nel corso di tutta la pellicola. Non ci credete e volete una prova?
eccola!
quando le cose si fanno veramente serie, al limite la Stewart ricorre a un’espressione che si potrebbe definire del tipo “ho pestato un merdone”
purtroppo con il Pattinson non va molto meglio
anche gli altri attori sembrano sotto narcosi, presi da una sorta di frenesia da malarecitazione (qui, a titolo esemplificativo, il Welch)
una volta messi insieme, poi, la cose si fanno ancora più esasperate: Pattinson infoiato bufaloide, Stewart gnappetta hipsterica. Pregasi poi notare la solita simbologia visiva assolutamente non invadente
del resto tutto il film è fondato su di una semplificata quanto ossessivamente ripetuta dicotomia “normalità vs alterità”: qua vediamo il gruppo di vampiri che si contrappone ai normali amici di scuola; in altre occasioni ci saranno i vampiri buoni vs i vampiri cattivi, e già ci sono le prime avvisaglie di vampiri vs lupi mannari
sempre per il discorso “accenni allusivi”, ecco il delicato gioco di sguardi fra Edward e il nativo ammeregano che già si capisce non contarla troppo giusta
la mimica della Stewart non finisce mai di stupire. Ah, vi chiederete come mai son vestiti con delle tenute da baseball…
…semplice: la scena madre del film, quella in cui le cose si fanno serie, è costituita da una partita di baseball giocata durante un temporale, al suono di “Supermassive Black Hole” dei Muse. No, davvero.
Peter Facinelli, una sorta di Matthew Mcconaughey in sedicesimo, interpreta il capobranco dei vampiri buoni (e lui infatti esercita la nobile professione di medico), e si porta a casa senza fatica il premio per il cerone peggio spalmato in faccia di tutto il cast
per il premio glitter, invece, il Pattison non ha rivali
dopo una prima fase difficile, le cose, fra Edward e Bella, vanno bene, ma comportamenti di questo genere hanno un nome preciso (stalking), e sono perseguibili per legge
il fatto che la madre di Bella sia la Nina Myers di 24 è in assoluto il colpo di scena più efficace del film
verso l’infinito e oltre!
-Porc… non mi ricordo più se ho spento o no il gas.
questo dovrebbe essere un volto che esprime estrema sofferenza. Fate voi.
-Ma alla fine ti sei ricordato di spegnere il gas? -Oddio! No!

Che altro dire? Niente che non possa essere riassunto in questa vignetta di Mike Jacobsen.

Alla prossima settimana con la recensione di “New Moon“.

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Scritto da Gualtiero Bertoldi.