Vince Gilligan conclude la parabola morale di Breaking Bad con “Face off“, un season finale travestito da series finale in cui la battaglia tra Walt e Gus giunge al termine e, come in tutti gli scontri, ne esce un solo vincitore.

A esultare vittorioso “I Won” è Walt, che con queste parole consacra il suo stato di anti-eroe, di superuomo, sgradevole e indigesto. E’ stato Mr. White infatti  ad avvelenare Brock (non con la ricina ma con il mughetto), così da poter sconfiggere la sua nemesi utilizzando la tanto contesa lealtà di Pinkman. Un gioco scorretto che ha portato Walt a infierire nuovamente nella vita di Jesse senza alcuna remora: sopravvivere o morire per mano del suo ex socio, il resto non conta, la vittoria è assicurata in entrambi i casi.

E’ qui che il cerchio morale si chiude definitivamente: da uomo disperato in mutandoni, Walt è ora una figura completamente disumana, al di fuori di ogni comprensione, rimasta illesa dagli eventi. Gus non è certo migliore del protagonista, ma si è dimostrato un giocatore con un’etica non disprezzabile: rispetto a Mr Withe, infatti, l’uomo ha saputo dimostrare una certa correttezza nei confronti di Pinkman. Ed è per questo che Gustavo fallisce, vittima di un diabolico piano attuato da Walt ed Ector. La morte di Gus, inoltre, stilisticamente eccessiva e sopra le righe, è un omaggio perfetto a un personaggio (quasi) invincibile.

Alla fine è il come a trionfare nell’economia della storia: un espediente vittorioso che lascia lo spettatore completamente appagato dall’assenza di morale, e allo stesso tempo destabilizzato dal caso, in cui tutto va, inevitabilmente, bene. C’è del genio.

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