È stato presentato ieri sera a Venezia 68°, Fuori concorso, il film in 3D di Takashi Shimizu Rabitto Horaa 3D, internazionalmente noto come Tormented.

Il piccolo Daigo trova un coniglio morente e lo uccide, e comincia a esserne ossessionato. La sorella maggiore Kyoko cerca di aiutarlo, mentre il padre, scrittore di libri per bambini depresso dopo la morte della moglie, resta chiuso in sé stesso. La situazione precipita quando il roditore si materializza e inizia a tormentare anche Kyoko.

Horror nipponico fiacco e a dir poco confuso, diretto dallo specialista Takashi Shimizu, regista di culto nel panorama del cinema fantastico del Sol Levante, Rabitto Horaa è il seguito del celebrato, ma in fondo sopravvalutato, The Shock Labyrinth, che fu a sua volta presentato a Venezia l’anno scorso.

Anche se i personaggi sono diversi, il film riprende pari pari la simbologia del prototipo, citando la famosa scena del coniglio di pezza che fluttua sullo schermo, e quella della ragazza che cade dalla scala a chiocciola, senza però replicarne la potenza evocativa: tutto sa di già visto, Shimizu sembra ripetersi pedissequamente nelle sue ossessioni, ma non riesce a infondere alla vicenda né interesse, né suspence. A una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti, e fatica a tenere assieme i vari tasselli della trama in una continua rottura dei confini fra realtà e allucinazione, corrisponde una regia piatta e priva di inventiva: i virtuosismi della macchina da presa, per quanto abbondanti, risultano fini a sé stessi, mai al servizio del meccanismo narrativo; i colpi di scena, peraltro pochi, sembrano telefonati, e manca del tutto l’effetto sorpresa, quello che dovrebbe far sobbalzare lo spettatore dalla poltrona, e che rendeva quantomeno divertente The Shock Labyrinth. Anche gli effetti visivi risultano modesti, complice un utilizzo zoppicante della tecnologia 3D, e viene naturale chiedersi come possa risultare terrificante un tenero e candido roditore, che nella sua versione gigante sembra un buffo incrocio fra Harvey e il Bianconiglio di Alice.

In conclusione, un’opera noiosa e poco interessante, indecisa sul target cui rivolgersi, troppo cruda per i bambini e troppo ingenua per gli adulti.

Proiettato in Sala Grande a mezzanotte, con il regista che si è presentato con il pupazzo del film in mano, accompagnato da una donna mascherata da coniglio – il cui copricapo è stato indossato anche dallo stesso Marco Muller, fra gli applausi scroscianti del pubblico – Rabitto Horaa 3D non ha ricevuto un’accoglienza propriamente calorosa, neppure dai fans dell’eccentrico cineasta.

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Leonardo L.
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