Il cacciatore di taglie ex-confederato Jonah Hex accetta di lavorare per il governo di Washington per fermare il suo vecchio comandante, Quentin Turnbull, che gli ha sterminato la famiglia e lo ha orribilmente sfigurato. Turnbull sta progettando una serie di attentati per boicottare il centenario del Paese, utilizzando una nuova e micidiale arma di distruzione di massa.

Ispirandosi a una serie minore della DC Comics, il regista canadese Jimmy Hayward confeziona una delle meno riuscite trasposizioni da un fumetto degli ultimi anni. L’ambientazione western, con qualche venatura horror, sulla carta avrebbe garantito una facile identificazione dello spettatore, ma in questo caso il risultato è deludente. Oltre che del basso budget, evidente nella povertà degli effetti visivi e delle scene d’azione, Jonah Hex soffre di una sceneggiatura estremamente superficiale (scritta dal duo di specialisti dell’action-movie di serie B Mark Neveldine e Brian Taylor), che condensa una lunga serie di eventi in appena un’ora e un quarto di pellicola.

Il granitico protagonista, i cui poteri sono peraltro assai diversi rispetto alla carta stampata (qui è in grado di comunicare con l’Aldilà toccando i cadaveri ed è praticamente immortale) esaurisce il racconto delle proprie origini in pochi minuti, nella sola sequenza decente di tutto il film, girata con la tecnica del motion comic. La caratterizzazione di tutti i personaggi, in verità, è ridotta all’osso. A cominciare dalla prostituta Lilah (Megan Fox) – il cui rapporto con Jonah avrebbe offerto più di uno spunto di riflessione sulla falsariga de La Bella e la Bestia, ma che invece, non essendo approfondito, risulta soltanto imbarazzante e involontariamente grottesco – per finire al cattivo Turnbull, ennesima riproposizione del fanatico megalomane da parte dell’inflazionato John Malkovich, siamo in presenza di figure stereotipate e prive di spessore.

La stessa collocazione storica in prossimità del centenario degli Stati Uniti, con il Presidente Grant (Aidan Quinn) alle prese con l’odio e la voglia di vendetta di irriducibili sudisti, resta sullo sfondo e non è mai determinante per lo svolgersi della vicenda (come invece accade in X-Men: L’inizio, con la crisi dei missili di Cuba), mentre l’idea delle armi di distruzione di massa, il cui meccanismo è mal spiegato, serve soltanto a dare un tocco steampunk al film.

Decisamente sprecato il cast, con un Josh Brolin seppellito dal makeup che cerca di mantenere una certa dignità di attore, messa a dura prova dal copione scadente, strascicando battute da spaghetti-western; un John Malkovich capellone e alquanto svogliato; un gigionesco Michael Fassbender pre-Magneto, nel ruolo di un assassino sadico e ghignante; infine, una decorativa Megan Fox, che offre ben poco al personaggio di Lilah, se non la sua sfolgorante bellezza.

Inevitabile flop al botteghino americano, in Italia Jonah Hex non è mai stato distribuito nei cinema, ed è uscito direttamente in DVD, con quasi un anno di ritardo.

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