Il losco assicuratore Pablo (Sergi Lopez – Il labirinto del fauno) convince l’anziano signor Cannon (Jean-Louis Trintignant – Il sorpasso) a stipulare una polizza sulla sua fuoriserie e, sicuro che non si verificherà mai alcun incidente, intasca i soldi lui stesso, ma l’automobile viene rubata e sfasciata pochi giorni dopo. Dovendo restituire il denaro a Cannon in tempi brevi, Pablo chiede un prestito al cugino Léon (Christopher Lambert – Highlander), un ex hippy bruciato dall’LSD con la fissa di Janis Joplin e John Lennon, che ha appena ereditato una fortuna, e che vive nella convinzione che i suoi idoli siano ancora vivi e si manifesteranno solo a lui; l’assicuratore cerca così due attori che impersonino Janis e John per estorcere il denaro a Léon, ma mentre per Lennon ingaggia un professionista in cerca di gloria, tale Walter (François Cluzet – ‘Round Midnight), per fingersi la Joplin convince l’ingenua moglie Brigitte (Marie Trintignant – Betty), fisicamente somigliante ma ignara di tutto. Peccato che la recita, inizialmente efficace, sfugga presto di mano al suo stesso ideatore, e che Brigitte finisca per prendere il suo ruolo un po’ troppo sul serio…

Immerso in un’atmosfera grottesca e stralunata, che potrebbe allontanare lo spettatore occasionale e abituato a opere più convenzionali, Janis & John è uno dei più sinceri e struggenti omaggi alla cultura hippy, qui rappresentata da due personaggi-simbolo – femminile e maschile – dell’epoca, nonché una delle più originali e divertenti commedie francesi degli ultimi dieci anni.

L’amore dell’esordiente regista e sceneggiatore Samuel Benchetrit per la materia risulta evidente da numerosi spunti di trama, dal negozio-museo dedicato a Janis e John in cui lavora Léon, alla reazione di questi quando scopre che John è falso, fino alla trasformazione di Brigitte in Janis, che corrisponde alla sua emancipazione dal ruolo di casalinga senza né arte né parte, e all’affermazione della propria indipendenza e personalità di donna (per quanto modellata su quella di Janis). Come già accadeva ne Il grande Lebowski, gli anni Sessanta, con i loro eccessi, appaiono l’unico punto di riferimento per un presente che ha perso ogni valore etico, appiattito sulla mediocrità opportunista (di cui sono campioni il disonesto Pablo e il borioso Walter), e nel quale i sogni non trovano realizzazione.

Alcune sequenze, come il lisergico incontro di Léon con i suoi idoli nei bagni di un locale, mentre in sottofondo echeggia Atlantis di Donovan, sono ottimi esempi di umorismo surreale; altre, come i goffi tentativi iniziali di Brigitte di imitare Janis, tenere e commoventi. Il finale, tutto sommato conciliante, è forse la parte più debole dell’intero film, ma risulta in sintonia con l’atmosfera di Peace and Love che caratterizza l’intera vicenda, in cui ogni conflitto (non proprio tutti, in verità) è destinato a soffocare in una nuvola di fumo di cannabis o nei colori psichedelici dell’LSD.

Gran parte del merito della riuscita è da attribuirsi al cast, in primo luogo a Marie Trintignant, moglie del regista, al suo ultimo film: la sua interpretazione di Brigitte, personaggio inizialmente impacciato, ma via via sempre più disinvolto, è impressionante, anche per l’estrema somiglianza con la vera Janis, di cui imita alla perfezione espressioni e movenze e canta (bene) alcune canzoni. Ennesima prova del raffinato talento dell’attrice, la cui morte prematura e violenta, avvenuta tre mesi dopo la fine delle riprese, lasciò un grande vuoto artistico, oltre che umano, nel cinema francese contemporaneo. Il film è anche un’occasione per vederla recitare nella stessa pellicola con il padre, Jean-Louis Trintignant (come sempre eccellente, nel ruolo di un anziano sofferente di solitudine, la cui sola consolazione è la fuoriserie che tiene sempre in garage), benché i due non abbiano scene assieme.

Riguardo agli altri interpreti, lo spagnolo Sergi Lopez (che acquisirà fama internazionale tre anni dopo come crudele ufficiale franchista ne Il labirinto del fauno) e l’istrionico François Cluzet (già compagno della Trintignant e al quinto film girato insieme a partire dal 1988) sono ottimi, ma la vera sorpresa è Christopher Lambert, lontano dal cliché dell’eroe d’azione che lo aveva reso celebre negli anni ’80, e assolutamente convincente nella parte di un hippy nostalgico e delirante: una volta tanto, il suo lieve strabismo e l’espressione vaga e sognante risultano funzionali al personaggio.

Uscito due mesi dopo la morte della protagonista, e per questo oggetto di culto presso i suoi fan, Janis & John fu vergognosamente ignorato dai distributori italiani, per poi uscire in sordina, direttamente in DVD, con sette anni di ritardo.

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