Ultima -in ordine di tempo- ed ennesima next big thing britannica, la formazione dei The Vaccines si affaccia alla ribalta dell’universo indie, dopo solo 9 mesi di storia personale e grandi clamori suscitati con i pochi singoli. Singoli di impatto tale da convincere addirittura la major Columbia a mettere sotto contratto il quartetto londinese per il disco d’esordio.

I riferimenti sono innanzitutto i Ramones e la California beachboysiana vista però, va da sé, con gli occhi dei Jesus and Mary Chain (ascoltate questo disco dopo Barbed Wire Kisses della sopracitata band di Glasgow…).

Solito calderone di influenze pop degli anni Sessanta rivisitate con sonorità vicine agli 80s, il disco si rivela in realtà molto piacevole e fresco – essì, ogni tanto serve anche questo. Bando, quindi, a presunti intellettualismi- centrando, nella sua mezz’ora o poco più di musica, diversi ganci degni di nota, di quelli insomma che dai dancefloors alternativi ti portano direttamente all’estate.

Il primo singolo “Wreckin’ bar” chiarisce, infatti, fin da subito come stanno le cose:  1 minuto e 21 secondi di Ramones in trasferta nel golden state e Phil Spector a fare da autista.

“Blow it up” riaggiorna i Beatles epoca A hard day’s night al brit-pop degli anni ’10,  mentre “Wetsuit” riprende la celebre Everyday di Buddy Holly per affogarla in un languore shoegaze.

Certo, il rischio in alcuni casi di una deriva Glasvegas è sempre dietro l’angolo (ascoltate per esempio “A lack of understanding”), ma per fortuna risulta alla fine scongiurato. Qui grazie-a-iddio si rifugge certa epicità e si tende a privilegiare l’immediatezza dell’insieme, come del resto già ben fatto qualche anno fa dai Raveonettes.

E allora  “Norgaard” suona nuovamente la carica così come “Wolfpack”, mentre ci pensa una  “Post break-up sex” (altro singolo) a riaprire certi squarci di malinconia.

La conclusiva “Family friend” riscrive, infine, ancora una volta, la parabola dei fratelli Reid con quel crescendo finale che ti fa venir voglia di pigiare nuovamente il tasto play.

Tutto bello, tutto già sentito: 25 anni fa ci saremmo fatti di psychocandies, oggi ci accontentiamo di zigulì (rigorosamente in confezione da farmacia marchiata Vaccines).

Scritto da Fabio Plodari.

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